Il reflusso gastrico o gastroesofageo è un disturbo piuttosto sgradevole che colpisce il 25% degli italiani e che purtroppo durante e dopo le feste si fa sentire più frequentemente a causa degli eccessi a tavola. Cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta, di quali sono le cause e come trattarlo a tavola.
Il reflusso gastroesofageo si verifica quando i succhi gastrici vengono in contatto con la parete dell’esofago, provocando bruciore dietro lo sterno e rigurgito acido. Il passaggio di acido dallo stomaco all’esofago è una condizione fisiologica durante la giornata, sopratutto dopo mangiato. Tuttavia, se questi eventi superano una deterinata soglia, in termini di frequenza e durata, si parla di malattia da reflusso gastroesofageo.
QUALI SONO LE CAUSE DEL REFLUSSO GASTRICO?
Nelle persone che soffrono di reflusso, generalmente, la mucosa dell’esofago è esposta all’azione corrosiva dell’acido e degli enzimi contenuti nel succo gastrico.
Due sono le cause principali:
Allentamento della valvola posta tra esofago e stomaco (il cardias). In condizioni di normalità, questa valvola agisce impedendo al contenuto dello stomaco di tornare nell’esofago. Talvolta, però, il cardias perde la sua funzione di contenimento. Quando ciò avviene, il contenuto gastrico, in particolare l’acido, refluisce in maniera eccessiva all’interno dell’esofago, provocando i sintomi propri del reflusso.
Rallentamento dello svuotamento gastrico (passaggio del cibo dallo stomaco all’intestino), dovuto a pasti troppo abbondanti o al consumo di alcuni alimenti (ad esempio cibi grassi). Anche coricarsi subito dopo i pasti o mangiare in fretta possono favorire questa condizione.
Vi sono altre situazioni che possono favorire la comparsa del reflusso gastrico:
Gravidanza. I cambiamenti ormonali e la pressione sullo stomaco dovuta alla crescita del feto possono causare reflusso gastrico. In particolare, il bruciore di stomaco si accentua nel terzo trimestre, poiché l’utero preme sullo stomaco, aumentando la possibilità di reflusso del contenuto gastrico nell’esofago.
Sovrappeso od obesità. La pressione sullo stomaco può indebolire i muscoli all’estremità inferiore dell’esofago.
Stress. Può contribuire a peggiorare la sintomatologia.
Abuso di alcol e fumo: possono contribuire a rilassare i muscoli all’estremità inferiore dell’esofago, compromettendone la tenuta. Inoltre, la nicotina stimola la secrezione acida e rallenta lo svuotamento dello stomaco, mentre l’alcol irrita la mucosa dell’esofago favorendo il reflusso.
Sport intenso. Un aumento della pressione intraddominale potrebbe peggiorare il disturbo.
COME VIENE TRATTATO IL REFLUSSO GASTROESOFAGEO?
Il reflusso gastro esofageo, oltre alla tipica sintomatologia di bruciore retrosternale, può presentare anche sintomi extra-esofagei: quali asma, tosse cronica (specialmente al mettino), laringiti e voce rauca.
Non è una condizione da sottovalutare, in quanto può portare a compliacanze anche gravi : come esofagite erosiva, stenosi peptica ed esofago di Barrett.
I farmaci più spesso prescritti sono gli inibitori della pompa protonica (Ppi),in grado di ridurre la secrezione acida dello stomaco e vengono somministrati in una dose minima che oscilla dai 10 ai 40 milligrammi, a seconda del prodotto utilizzato. In alcuni casi sono in grado di innescare eventi avversi: quali mal di testa, diarrea, dispepsia e osteoorosi.
In alcuni casi sono associati anche farmaci procinetici, che migliorano la motilità gastrica, oppure all’alginato, in grado di creare una barriera schiumosa che impedisce la risalita del materiale gastrico nell’esofago.
Poiché la malattia da reflusso gastroesofageo è una malattia cronica, che tende a recidivare, è opportuno che il paziente, oltre alla terapia medica eventualmente prescritta, adotti una corretta dieta e un idoneo stile di vita, per limitare o ridurre l’uso di farmaci.
QUALE DIETA ADOTTARE NEL REFLUSSO GASTROESOFAGEO?
La terapia nutrizionale nel reflusso gastroesofageo non si avvale di tabelle nutrizionali specifiche ma può essere disegnata con una serie di raccomandazioni dietetiche che prevedono limitazioni qualitative e modificazioni comportamentali. In particolare la dieta per la malattia da reflusso gastro-esofageo è finalizzata a:
Eventualmente, ridurre il sovrappeso
Ripartire maggiormente i pasti riducendone il volume
Eliminare gli alimenti che promuovono la secrezione gastrica (nervini:caffè, tè, alcolici)
Eliminare spezie e bevande gassate
Eliminare/ridurre al minimo i pasti molto grassi e distribuire al meglio i cibi proteici per migliorare la digeribilità e ridurre i tempi di svuotamento gastrico
I cibi di per se non causano danni ma possono aggravare una sitazione preesistente per stimolazione della secrezione acida o distensione dello stomaco a seguito di pasti abbandanti.
Il mio consiglio è quello di tenere un diario dietetico annotando anche gli episodi di reflusso che poi il paziente porterà a visita e insieme si concorderà per l’eliminazione e sostituzione dei cibi incriminati o l’assunzione di porzioni più piccole con riduzione della frequenza di consumo.
Si raccomanda di rivolgersi ad un professionista per possa aiutarla a gestire al meglio la sua alimentazione senza incorrere nel rischio di carenze nutrizionali.
Di seguito sono elencati gli alimenti che possono aumentare le possibilità di reflusso, causando una diminuzione dello pressione dello sfintere esofgeo inferiore, aumentare la secrezione acida dello stomaco o irritare la mucosa esofagea:
• Alimenti ricchi di grassi animali
• Caffè, bevande alcoliche, bevande contenenti cola, bevande gassate
• Cioccolato, menta e gomme da masticare
• Cipolla e aglio
• Peperoncino, pepe e altre spezie
• Cibi molto freddi o molto caldi
• Cibi fritti, piatti già pronti (perché per la loro preparazione sono spesso utilizzati i grassi) •Salse con panna, sughi con abbondanti quantità di olio, margarina, burro, strutto, dolci con creme
•Carni molto cotte: stracotti, gulasch, bolliti, ragù
•Alcolici, super alcolici
•Agrumi e succo d’agrumi, pomodoro (sopratutto crudo), peperoni
Per evitare carenze nutrizionali, è opportuno che siano limitati, tra gli alimenti elencati, solo quelli che effettivamente il paziente rileva (attraverso un diario alimentare) essere associati alla comparsa o al peggioramento dei sintomi del reflusso.
Tra le norme comportamentali si consiglia:
• Tenere un diario alimentare giornaliero dove appuntare anche gli episodi di reflusso per individuare i possibili alimenti che scatenano il reflusso e personalizzare l’elenco precedente.
• Evitare il fumo di sigaretta
• Evitare abiti troppo stretti all’altezza della vita
• Mantenere una postura eretta durante e dopo i pasti
• Ridurre il volume dei pasti, prediligendo pasti piccoli e frequenti nel corso della giornata
• Mangiare lentamente, masticando i cibi adeguatamente prima di deglutire
• Coricarsi almeno 3 ore dopo aver consumato un pasto e alzare la parte anteriore del letto di 10-15 cm: per mantenere l’esofago in posizione obliqua, anche quando si è sdraiati, e riduce la risalita di materiale dallo stomaco. Evitare di utilizzare pile di cuscini, perché così facendo si assume una posizione che incrementa la pressione sull’addome.
• Non eseguire sforzi fisici dopo i pasti
• Perdere peso in caso di sovrappeso o obesità con aumento della circonferenza addominale
Gli alimenti consentitti e consigliati sono :
•Cereali integrali,
•frutta e verdura (meglio cotta o centrifugata),
•Latte (se tollerato), yogurt scremati o parzialmente scremati.
•Formaggi: primo sale, fiocchi di latte, mozzarella di vacca, o formaggi parzialmente scremati, grana padano stagionato 36 mesi.
•Carne di pollo, tacchino, coniglio, vitello, maiale (nei tagli più magri).
•Pesce: branzino, sogliola, orata, merluzzo (limitare il consumo di pesci grassi come salmone, capitone, anguilla).
•Molluschi e crostacei (consumo limitato massimo 1 volta a settimana).
•Prosciutto crudo, cotto, speck, bresaola, affettato di tacchino/pollo.
•Uova (non fritte).
•Olio extra-vergine di oliva a crudo con moderazione
Tuttavia rimane fondamentale la personalizzazione dei consigli dietetici sopraelencati da parte del professionista che la segue con tanto di seduta di educazione alimentare per adattare le nuove norme al suo contesto di vita.
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